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Servizi sociali, Corte dei conti: Squilibri territoriali in spesa pro-capite Comuni

La Corte dei Conti, Sezione Autonomie, con la deliberazione n. 18/SEZAUT/2025/FRG ha presentato la “Relazione sulla spesa sociale negli enti territoriali” (esercizi 2019-2024), mettendo in luce tensioni rilevanti nella distribuzione e nell’efficacia delle risorse destinate ai servizi sociali nei Comuni.

I principali elementi emersi

  1. Spesa pro capite molto differenziata: in vaste aree del Paese la spesa sociale pro-abitante risulta «bassa e strutturalmente insufficiente», nonostante un bisogno sociale più elevato. A titolo esemplificativo, l’area insulare guida con circa 289 euro pro capite nel 2024, mentre il Sud continentale registra circa 131 euro pro capite
  2. Prevalenza della spesa corrente rispetto agli investimenti: la Relazione segnala che gran parte delle risorse viene destinata alla gestione immediata dei bisogni (spesa corrente), mentre l’investimento in strutture, innovazione e rafforzamento dei servizi sociali resta debole.
  3. Fattori demografici e socio-economici aggravanti: l’invecchiamento della popolazione, la bassa natalità e livelli di istruzione inferiori alla media europea pesano sulla sostenibilità del sistema dei servizi sociali e rischiano di accentuare le sperequazioni territoriali.
  4. Modello di erogazione misto e differenziato: i servizi sociali vengono gestiti attraverso una combinazione di soggetti pubblici e del Terzo settore (cooperative, associazioni, fondazioni). Le procedure aperte assorbono la quota maggiore in termini finanziari, ma nei piccoli Comuni prevalgono gli affidamenti diretti.

L’analisi evidenzia un dualismo: da un lato, aree con risorse maggiori riescono a offrire livelli di erogazione più elevati; dall’altro, territori fragili rischiano di restare indietro, con conseguenze sia sull’accesso ai servizi sia sull’equità reale fra cittadini. Ciò genera due ordini di problemi:

  • Orizzonte quantitativo: se la spesa pro capite è troppo bassa in aree con forte bisogno, aumenta il rischio che i diritti sociali non siano garantiti in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale.
  • Orizzonte qualitativo-di efficienza: la scarsità di investimenti limita la capacità delle Amministrazioni locali di innovare, sviluppare nuovi modelli di servizio e rispondere a bisogni emergenti (ad esempio, in ambito di inclusione sociale, disabilità, anziani non autosufficienti).

La Corte propone due linee strategiche per affrontare le criticità: rafforzare i meccanismi nazionali di redistribuzione verso le aree meno dotate, per garantire standard minimi omogenei di servizi sociali; potenziare le amministrazioni locali più deboli: non solo tramite trasferimenti finanziari, ma anche attraverso azioni di capacity building, supporto organizzativo e sviluppo di competenze gestionali.

Non basta incrementare la spesa sociale, ma è necessario che essa sia equa, sostenibile e capace di accompagnare la trasformazione del welfare locale. Le risorse devono essere allocate tenendo conto della domanda effettiva di assistenza, della capacità amministrativa degli enti territoriali e di una visione strategica che connetta corrente e investimento.

La redazione PERK SOLUTION

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