Rientrano nel limite del tetto del salario accessorio i proventi da CDS destinati al potenziamento dei servizio di PL

Le risorse di cui all’articolo 208 del Codice della strada destinate alla erogazione di incentivi monetari collegati a obiettivi di potenziamento dei servizi di controllo finalizzati alla sicurezza urbana e stradale non sono escluse dal limite di spesa previsto dall’articolo 23, comma 2, del decreto legislativo n. 75/2017, ai sensi dell’art. 1 comma 124, della legge 207 del 2024, in quanto non rientranti nella nozione di welfare integrativo e non espressamente oggetto di indicazione di irrilevanza ai fini del rispetto di quel vincolo di spesa. Le risorse di cui all’art 208 destinate alla erogazione di incentivi monetari collegati a obiettivi di potenziamento dei servizi di controllo finalizzati alla sicurezza urbana e stradale possono essere escluse dal limite di spesa di cui all’articolo 23, comma 2, del decreto legislativo n. 75/2017 nella misura e secondo le modalità indicate nella deliberazione della Sezione delle Autonomie n. 5/SEZAUT/2019.

È quanto evidenziato dalla Corte dei conti, Sez. Lombardia, con deliberazione n. 373/2025/PAR, ciò in quanto tali attività non risultano direttamente collegate a recuperi di efficienza, incrementi di entrate o risparmi di spesa attribuibili a specifiche tipologie di personale, né generano un effetto finanziariamente neutro sul bilancio.

La Sezione non ha tuttavia escluso la possibilità, astrattamente ammissibile, che l’ente destini agli incentivi del personale della polizia locale la parte di proventi contravvenzionali eccedente le riscossioni dell’esercizio precedente. In tale scenario, l’utilizzo delle sole maggiori entrate effettivamente realizzate dal personale determinerebbe un impatto del tutto neutro sul bilancio, non comportando un incremento della spesa complessiva. Qualora tali risorse fossero finalizzate a remunerare prestazioni aggiuntive funzionali al potenziamento dei servizi di sicurezza, la fattispecie risulterebbe estranea al divieto dell’art. 23, comma 2, poiché rispettosa della sua ratio. Solo entro questi stringenti presupposti è consentita l’esclusione dal limite di spesa per gli incentivi connessi agli obiettivi di potenziamento dei servizi di controllo dedicati alla sicurezza urbana e stradale.

La redazione PERK SOLUTION

Incompatibile il Consigliere in debito con il Comune

La sospensione delle procedure esecutive derivante dall’adesione di un consigliere comunale alla definizione agevolata del proprio debito verso l’ente non è sufficiente a escludere la causa di incompatibilità prevista dall’art. 63, comma 1, n. 6 del TUEL. È quanto evidenziato dal Ministero dell’interno, in risposta ad una richiesta di parere in merito alla possibile sussistenza della causa di incompatibilità di cui all’articolo 63, comma 1, n. 6 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, nei confronti di un consigliere comunale a cui il Comune ha notificato atti ingiuntivi relativi al mancato pagamento di tributi locali e sanzioni amministrative.

In particolare, a seguito delle verifiche sui componenti dell’organo consiliare, è emerso che il consigliere risulta debitore per IMU, TARI e sanzioni per violazioni del codice della strada. Dopo la notifica dell’ingiunzione di pagamento, egli è stato ammesso alla definizione agevolata delle entrate comunali non riscosse (art. 17-bis del D.L. 30 marzo 2023, n. 34, conv. in L. 56/2023), autorizzata con delibera consiliare n. 43 del 20 luglio 2023.
Il debito è stato quindi rateizzato in 18 rate trimestrali, tutte puntualmente pagate fino a oggi.

L’art. 63, comma 1, n. 6 TUEL prevede due distinte ipotesi di incompatibilità:

  • Debito liquido ed esigibile verso il Comune o enti da esso dipendenti, con avvenuta messa in mora.
    Il debito deve essere certo, determinato nel suo ammontare, esigibile e riferito a un soggetto debitore individuato;
  • Debito liquido ed esigibile per imposte e tributi locali, con notificazione infruttuosa dell’avviso di cui all’art. 46 del D.P.R. 602/1973.
    In questo caso la norma richiede espressamente la notifica dell’atto assimilabile all’avviso di mora, idoneo a consolidare l’accertamento e rendere il debito esecutivo.

Un debito è considerato “liquido ed esigibile” quando è determinato nel suo importo, è scaduto e non è soggetto a condizioni. Per i debiti tributari, la messa in mora coincide oggi con l’avviso di accertamento esecutivo, che diventa titolo per l’espropriazione forzata se non viene impugnato.

Dal 1° gennaio 2020, per effetto della legge 160/2019, l’avviso di accertamento dei tributi locali contiene anche l’intimazione ad adempiere entro il termine di ricorso e diviene automaticamente titolo esecutivo. Ne consegue che il richiamo all’art. 46 nel TUEL deve oggi intendersi riferito proprio all’avviso di accertamento esecutivo non impugnato, che svolge la funzione sostanziale della “messa in mora”.

Con riguardo alla rateizzazione, tenuto conto della giurisprudenza e dei precedenti ministeriali, il Ministero chiarisce che:

  • la concessione di un piano di pagamento non estingue il debito,
  • il debito rimane tale fino al pagamento dell’ultima rata,
  • la rateizzazione non comporta novazione dell’obbligazione originaria, poiché non vi è un accordo che sostituisce il debito precedente con uno nuovo.

Secondo la consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione, la dilazione costituisce soltanto una modalità agevolata di pagamento che lascia immutati titolo e contenuto dell’obbligazione. La rateizzazione, pur comportando la sospensione delle procedure esecutive, non elimina la situazione di incompatibilità prevista dall’art. 63, comma 1, n. 6 del TUEL. Il debito, infatti, permane sino al pagamento integrale del piano, e con esso permane anche il conflitto di interesse tra la funzione di consigliere comunale e la condizione di debitore dell’ente. Il Ministero ritiene pertanto che, nel caso in esame, sussista una causa di incompatibilità con la carica di consigliere comunale.

La redazione PERK SOLUTION