Banca d’Italia, garanzie finanziarie: Suggerimenti per le pubbliche amministrazioni e altri beneficiari

Per offrire uno strumento di tutela, la Banca d’Italia, in collaborazione con IVASS, ANAC e AGCM, ha predisposto un documento operativo che raccoglie i suggerimenti utili per ridurre il rischio di accettare garanzie non valide. Il mercato delle garanzie finanziarie presenta da tempo alcune criticità che hanno avuto ripercussioni significative sia per le Pubbliche amministrazioni sia per i cittadini. In diversi casi, infatti, fideiussioni e polizze assicurative fideiussorie si sono rivelate non valide o di difficile escussione. Le problematiche più frequenti riguardano:

  • emissione da parte di soggetti non autorizzati o con documenti risultati falsi;
  • emissione da soggetti formalmente abilitati ma successivamente insolventi;
  • presenza di clausole contrattuali ambigue che hanno reso complessa o impossibile l’escussione della garanzia.

Una attenta attività di controllo preventiva da parte delle Pubbliche amministrazioni può evitare di perdere la protezione offerta dalle garanzie o di incorrere in contenziosi. I principali suggerimenti riguardano:

  • Verifica della legittimazione del soggetto garante: accertarsi che la garanzia sia rilasciata esclusivamente da banche, compagnie assicurative o intermediari finanziari iscritti all’albo previsto dall’art. 106 del Testo Unico Bancario.
  • Controllo di autenticità: adottare modalità per identificare eventuali garanzie false o contraffatte.
  • Analisi della solidità finanziaria del garante, al fine di valutare la capacità di far fronte agli impegni assunti.
  • Esame delle condizioni contrattuali, verificando la conformità alla normativa vigente e alle prescrizioni del bando di gara.

Queste buone pratiche sono utili non solo per le amministrazioni pubbliche, ma anche per i privati. Ad esempio, chi acquista un immobile in costruzione dovrebbe controllare che la garanzia fideiussoria per la restituzione degli anticipi versati provenga da soggetti legittimati e solidi.

 

La redazione PERK SOLUTION

Banca d’Italia: più debito nelle Amministrazioni pubbliche centrali che in quelle locali

Mentre nel 2020 l’Inps rende noto che nel comparto pensionistico c’è stato un risparmio di spesa dovuto alla pandemia di 1,1 miliardi a causa dell’eccesso di mortalità per Covid, la Banca d’Italia fornisce i dati relativi al debito delle pubbliche amministrazioni e si rileva anche che il debito degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente stabile.
L’Inps spiega che “Il 96,3% dell’eccesso di mortalità registrato nel 2020 ha riguardato persone con età uguale o superiore a 65anni, per la quasi totalità pensionate. Considerando per compensazione l’erogazione delle nuove reversibilità, si quantifica in 1,11 miliardi il risparmio, e in circa 11,9 miliardi la minor spesa nel decennio”.
Quindi la Banca d’Italia diffonde le stime del debito e del fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche per l’anno 2021.
Al 31 dicembre del 2021 il debito delle Amministrazioni pubbliche era pari a 2.678,4 miliardi: a fine 2020 il debito ammontava a 2.573,5 miliardi (155,6 per cento del PIL).
L’aumento in valori assoluti del debito nel 2021 (104,9 miliardi) ha riflesso sia il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (92,1 miliardi) sia l’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (5 miliardi, a 47,5). Vari fattori hanno complessivamente accresciuto il debito per 7,8 miliardi. Il debito consolidato delle Amministrazioni centrali è cresciuto di 102,4 miliardi, a 2.591,1 e quello delle Amministrazioni locali di 2,6 miliardi, a 87,2. Lo scorso dicembre la durata media del debito era pari a 7,6 anni, da 7,4 del 2020.
Nel corso del 2021 la quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia è cresciuta ulteriormente.
Infine secondo gli ultimi dati Eurostat, il centro statistico europeo, nel quarto trimestre del 2021 il Pil destagionalizzato è aumentato dello 0,3% nella zona euro e dello 0,4% nell’intera Ue, facendo registrare un rallentamento significativo rispetto al trimestre precedente, quando era cresciuto del 2,3% nella zona euro e del 2,2% nell’Ue-27. In Italia il Pil è aumentato dello 0,6%.